Giuseppe Condorella su Inscenaonline.it
La vita o dell’imprevedibile: “Colpo di scena” di Giovanna Caggegi
L’attrice ossessionata (che non a caso vuole entrare nel cast delle «Menadi» a tutti i costi), un adolescente tra eskimo e P38 invischiato nel clima politico degli anni ‘70, una insospettabile vecchina omicida, due destini all’ombra della tragedia dell’11 settembre, il giornalista tedesco catapultato in una Sicilia da cartolina, la fiaba di Hansel e Gretel «reloaded» e ancora tante altre storie e tanti altri personaggi che la penna fine e attenta di Giovanna Caggegi, giornalista freelance e critico teatrale catanese, tratteggia in «Colpo di scena», felice esordio narrativo – a suo dire «divertita e libera divagazione del tempo della pandemia» – edito per i tipi della torinese Fuori Asse.
Il volume raccoglie quattordici racconti sullo sfondo dei quali si agita anche una Catania lavica, nera, segnata dalle spericolate gestioni culturali di sempre, città dalle mille facce e dalle molteplici maschere, in fondo come l’intera Sicilia: anche l’isola è una co-protagonista sottotraccia, un’isola che Caggegi dimostra di conoscere assai bene dilatandola nel tempo e nello spazio. «Colpo di scena» affronta le sorprese della vita, le ambiguità, le svolte improvvise che ci riserva il destino, il suo contrappasso a volte feroce a volte lieto, ci invita a riflettere sulla natura imprevedibile dell’esistenza e sui colpi di scena che può riservare: tempo e destino, angoscia e solitudine, mistero e fantastico. Strutturato con un climax inaspettato o un finale a sorpresa il libro in effetti emana un clima surreale e fantastico, buzzatiano (certamente un modello di riferimento), il cui tono varia tra il serio e il giocoso, spesso con un tocco di ironia e di (non proprio) velata critica sociale, lungo il quale Giovanna Caggegi dissemina anche le tracce dei suoi grandi amori: il teatro, la lirica e i gatti. In «Colpo di scena» la letteratura non fa altro che cogliere e rielaborare i segnali – a volte inspiegabili e metafisici – che il quotidiano ci offre. Ecco: allora a noi pare che Giovanna Caggegi si offra alla lettura proprio attraverso una intelligente e divertita mistificazione tutta letteraria, incarnandosi nel suo Polifemo – «In paese lo chiamavano così per via di quell’occhio destro su cui un brutto giorno la palpebra si era chiusa come un sipario per una malattia congenita» – gigante dei nostri giorni, non più pastore ma abile marinaio, anzi sorta di felix Caronte che traghetta i turisti fino ai mitici faraglioni della Riviera dei Ciclopi, affatato dalla storia «della sirena e del professore scritta da Tomasi di Lampedusa» proprio perchè attraverso il terzo occhio della scrittura l’autrice si fa lei stessa sirena: una Lighea abile a modulare il suo canto e a sedurci, ancora una volta.
GIUSEPPE CONDORELLA
