18 giugno 2024 | ore 21.00
Circolo dei Lettori
Via Bogino 9, Torino
presentazione del libro Solo il fato li vinse di e con Stefano Radice edito da Urbano Publishing
intervengono Darwin Pastorin e Marco Bonetto
Introduce e coordina Domenico Mungo
Reading musicale di Black Mungo – Sonorizzazioni di Nino Azzarà
a cura di Cooperativa Letteraria e Narrazioni Urbane
in collaborazione con Circolo dei lettori, Centro Internazionale di Studi sulle Letterature Europee (CISLE), Libreria Internazionale Luxemburg, Urbano Publishing.
Solo il fato li vinse
A quante memorie ha dato vita la tragedia del Grande Torino?
Il 4 maggio 1949 l’Italia pianse i campioni del Grande Torino. Venne proclamato il cordoglio nazionale, a cui seguirono funerali solenni, senza precedenti. Per giorni stampa e periodici riempirono le loro pagine con le notizie e le foto dei rottami, che consegnarono i granata al mito e gli aspetti più macabri dell’incidente ai lettori affamati di particolari. Pratiche rituali e formazioni discorsive contribuirono a conservare i caduti a Superga come presenze «vive». Eppure presto l’attenzione si affievoli fino quasi a scomparire, relegando le vittime ad un oblio conservativo, in quella sorta di oscurità provvisoria che passa tra la celebrità del vivente e il balzo nel pantheon dei grandi. Quelle pratiche del ricordo sono giunte fino ai nostri giorni. Ripetute negli anni, moltiplicate nelle iscrizioni sulle lapidi fuori dagli stadi, riprodotte in articoli, libri e film, reiterate nei discorsi ufficiali e nelle parole quotidiane, hanno elevato i calciatori granata al rango di simboli condivisi da tutti gli italiani oltre che in punti di riferimento di una visione del mondo manichea, quella dei tifosi del «Toro», che preesisteva alla tragedia e aveva nell’opposizione sociale alla Juventus il suo fondamento principale. A quante memorie ha dato vita la tragedia del Grande Torino? Cosa è stato fatto per tutelarle, e da chi? Chi ha il diritto di rivendicare l’esclusività del ricordo, i familiari dei giocatori, dei giornalisti e degli avieri caduti a Superga? La società del Torino, o la città di Torino? I tifosi del «Toro» o tutti gli sportivi italiani? Chi ha vissuto la tragedia o chi ha dovuto portarne il peso? Cosa è rimasto oggi del ricordo di un avvenimento di cui per ragioni anagrafiche i testimoni diretti sono sempre meno, in un mondo iperconnesso e bulimico di emozioni? Ed ancora, dal momento che la sistematizzazione del passato produce contemporaneamente etica pubblica, quali definizioni di idea di sport, di società civile si configurano nel ricordo dei campioni granata? Il volume tenta di rispondere a queste e ad altre domande, con la speranza di contribuire alla conoscenza dell’impatto sul lungo periodo, o dell’eredità, del Grande Torino, dal 1949 ai giorni nostri.
Stefano Radice, è uno storico e saggista, studioso dell’immaginario e dei processi di memoria, insegna Storia e Filosofia. Tra i suoi lavori: i due volumi de «La memoria che resiste. Storie, luoghi e ritratti di resistenza» (Industria& Letteratura, 2015, 2017), «Noi siamo il Toro. Memoria, identità e immaginazione del tifoso granata» (Eclettica, 2016). Ha partecipato, insieme ad altri autori, al volume «Odio la Juve.
Tredici ragioni per detestare il più forte», (Meltemi, 2018).