LA QUESTIONE MERIDIONALE OGGI

di Caterina Arcangelo e Tanja Pupa

Esiste ancora una Questione Meridionale? La risposta a questa domanda non è né semplice né scontata. Quanto sappiamo è che il racconto sul Mezzogiorno è stato – ed è tuttora – l’altra faccia della medaglia della storia unitaria e di quella risorgimentale, dalle quali si è per lungo tempo partiti per spiegare i fenomeni e le politiche che hanno caratterizzato il sottosviluppo del Sud. Di questa parte della penisola, a torto vista come una realtà compatta, si è cioè per lo più parlato riferendosi al 1861, quasi che questa data fosse – nelle parole di Salvatore Lupo – la «tara originaria» della storia nazionale, a cui far puntualmente cenno a ogni crisi di cui l’Italia fosse protagonista. Per quanto resti fondamentale cercare nel passato risposte alle domande di oggi, per comprendere come agire domani, quanto qui ci si propone di fare è anche di guardare al locale e al presente, slegandoli da eventuali marcature tradizionali ed evitando di ricadere in un assoluto «presente permanente».

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VEDI ALLA VOCE ACCESSIBILITA’

di Luigi Caricato

L’accessibilità, come parola, è vasta e sfuggente, proprio perché carica di grandi significati, di promesse e attese. Come altre parole oggi in voga, d’altra parte: penso a resilienza o a sostenibilità. Da un lato resto affascinato, dall’altro questa parola mi impensierisce. Perché – quando ha in sé una potenza espressiva enorme, quando è di per sé polisemica, ricca di molteplici significati, di qualcosa di detto e non detto – se usata male, se abusata, se utilizzata a sproposito, una parola si depotenzia e perde di efficacia. Non solo le singole parole, anche certe espressioni sono talmente abusate da non significare più nulla, o comunque tutto e nulla nel medesimo tempo. La Questione meridionale per esempio. Ogni decennio che passa questa assume una connotazione nuova. Tanto che il Meridione rimane l’eterno nodo irrisolto di sempre, un buon motivo per specularci di continuo. Massima attenzione alle parole, perciò. Per questo la parola accessibilità, che reputo di primaria centralità oggi, in questo tempo di transizione verso qualcosa di cui non si conoscono bene i contorni, andrebbe utilizzata con grande cura e rispetto, perché è insito nella parola stessa l’essere rispettosi verso gli altri, così come verso i luoghi fisici e i luoghi immaginari, come, pure verso gli stessi oggetti.

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