PIETAS, IL VELO OSCURO DELLA SCONFITTA E LA PERDITA DELLA STORIA

Pietas è una parola lontana dal nostro “fare” quotidiano, richiama una molteplicità di concetti oggi molto difficili da indagare e da recuperare, e proprio a causa della perdita di una più profonda dimensione storica e della capacità di muoversi tra i diversi «quadri concettuali». Popper nella sua critica a Kuhn ― il quale suggerisce che la razionalità della scienza presuppone l’accettazione di un quadro comune ― sostiene, invece, che una discussione è sempre possibile: «è solo un dogma, un dogma pericoloso quello secondo cui diversi quadri concettuali sono come lingue reciprocamente intraducibili»1. La società capitalistica oggi affermatasi, in cui non solo viviamo l’allontanamento dal passato, ma anche l’accelerazione di processi tecnologici e umani, sta perdendo ogni attenzione per i valori della tradizione, che sono stati soppiantati da interessi meramente pratici e utilitaristici.
Forse non è così per chi ancora ha qualche forma di dimestichezza con una idea anche politica del proprio essere e del proprio “fare”, per chi, per fare letteratura, ricerca la verità nella sua stretta relazione tra scienza e conoscenza. Pietas, nell’era digitale, in cui si mastica di tutto e velocemente, non è una parola in voga. Temo siano altri i termini oggi alla moda. Si usa “resilienza”, talvolta al posto di “resistenza”. Forse perché aiuta a rinvigorire il concetto di forza, idea cardine della nostra società al pari di impermeabilità: se niente scalfisce le nostre vite, non ci saranno nodi da sciogliere, griglie da interpretare, tantomeno problematiche da affrontare. La vita si attraversa, ma non si affronta. Dopotutto, se l’appiattimento è generale, ogni discrepanza si annulla e ogni dislivello di natura sociale si azzera; non ci sono, per dirla con Omero, né vincitori né i vinti. Per indagare il tanto complesso sentimento della Pietas occorre quindi tornare alla lettura dei grandi poemi classici, fonti di un sapere scientifico moderno, a quelle opere, cioè, che si rivelano ancora all’altezza delle più attuali discussioni.

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Caterina Arcangelo, è Presidente del CISLE – Centro Internazionale di Studi sulle Letterature Europee. Ha fondato, nel 2010, insieme con altri soci Cooperativa Letteraria. Suoi articoli e saggi sono pubblicati su quotidiani, volumi e riviste, per esempio «Kamen’ – rivista di poesia e filosofia». È direttore editoriale di «FuoriAsse – Officina della cultura», dove cura anche le rubriche “Riflessi Metropolitani” e “Redazione Diffusa”. A sua cura la pubblicazione dei saggi Sui titoli nella Letteratura per l’Infanzia di Sofia Gavriilidis (Libreria Ticinum Editore, 2016) e Dal reale al possibile. Letteratura europea e Critica (Libreria Ticinum Editore, 2018). Suoi interventi appaiono inoltre in antologie e pubblicazioni di Atti di Convegni. Tra le figure indagate risalta Piero Gobetti.

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Categorie: FuoriAsse26